domenica 19 settembre 2010

JOE PETROSINO 150mo anniversario della nascita



Il 30 agosto del 1860 nasce a Padula (Salerno) Giuseppe Petrosino. Giunge a New York a tredici anni con i genitori e i fratelli immigrati nella grande mela, dove diventa per tutti Joe. Fece il lucida scarpe lo spazzino poi con l'arrivo di tanti immigrati italiani fu prima informatore della polizia (anche interprete)  perché la maggior parte dei poliziotti erano ebrei e irlandesi i quali avevano difficoltà a comunicare con gli immigrati italiani, tutto a favore della "mano nera" è cioè le organizzazioni criminali che cercavano di arruolare nuovi uomini in arrivo dall'Italia. Con difficoltà diventò poliziotto nel 1883, deriso per le sue origini e la sua bassa statura. Ma la sua forza fisica e mentale gli fecero ottenere tanti successi contro un nemico che parlava la sua stessa lingua e contro cui nutriva un rancore per il letame che rivoltarono verso la stima che gli  Italiani si erano costruiti. oltre al suo impegno fu determinante per la sua carriera la stima che nutriva per lui Theodore Roosevelt assessore alla polizia e poi futuro presidente degli stati uniti. nel 1895 fu promosso sergente, preposto quindi anche alla conduzione di indagini. Forse fu proprio questo che spinse il detective Joe Petrosino a Palermo dove però trovò la morte alle 20:45 di venerdì 12 marzo 1909 al capolinea del tram in piazza marina.


Il celebre poliziotto italo americano, paladino dell'antimafia a Little Italy diventa volto da francobollo in vendita in tutti gli uffici postali già dal 30 Agosto 2010. 
     Per ulteriori informazioni www.joepetrosino.org 

venerdì 3 settembre 2010

Generale Carlo Alberto Dalla chiesa















Il 03 settembre del 1982 esattamente 28 anni fa  veniva ucciso a Palermo in Via Isidoro Carini il generale dell'Arma dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla chiesa, con la moglie Emanuela Setti Carraro e un autista agente di scorta Domenico Russo. Inviato a Palermo  dai politici di quel tempo dopo i tanti successi ottenuti, in primis il colpo inflitto alle brigate rosse, fu  in realtà abbandonato al suo destino perché i poteri speciali di prefetto di Palermo non arrivarono come dal generale sperati. Ma il suo senso del dovere, quello di un'uomo tutto di un pezzo, onesto caparbio e coraggioso lo portano ahimè all'appuntamento con la morte. Perché la mafia che più delle brigate rosse era radicata e potente sul territorio aveva capito che quell'uomo avrebbe potuto, se non sconfiggerla, infliggerle un duro colpo. I figli Nando, Rita e Simona avuti dalla prima moglie Dora Fabbro, suo grande amore, morta per infarto nel 1978. Al funerale vengono messi in seconda fila dietro gli uomini dello stato che non avevano dato il giusto supporto a quella nomina conferita al loro padre. Di ritorno a casa fuori la chiesa di San Domenico mentre erano su un taxi, una Donna Palermitana mette la testa attraverso il finestrino dell'auto e rivolta ai ragazzi gli dice "Non siamo stati noi a ucciderlo" con quel "NOI" voleva intendere tutti gli onesti Palermitani che ancora oggi aspettano altri uomini come il Generale che li liberi da quell'infamia che è la mafia.
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